Piano anticrisi: sì di sindacati (tranne la solita Cgil) e Confindustria

28 11 2008

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Qui tutti provvedimenti presi oggi dall’esecutivo

Sul pacchetto anticrisi varato oggi dal Consiglio dei ministri, il governo incassa il sì di Cisl e Uil – pur con i dovuti distinguo – e ancora una volta la bocciatura della Cgil che conferma lo sciopero generale del 12 dicembre.

Ecco le opinioni di Bonanni

Soddisfatto del pacchetto anticrisi varato dall’esecutivo è invece il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, soprattutto per quel che riguarda l’innalzamento della soglia per la detassazione dei premi e del salario di produttività da 30 a 35 mila euro. “È un risultato che la Cisl insegue da 15 anni – ha sottolineato Bonanni a margine dell’elezione di Faverin alla guida Fps – L’anno scorso abbiamo ottenuto dal governo Prodi la decontribuzione per spingere verso il secondo livello; dal governo Berlusconi otteniamo un taglio vigorosissimo delle tasse sul salario di produttività”. Si tratta di una misura che “chiedevamo da molto tempo – ha ribadito il numero uno della Cisl – Questo riguarderà la stragrande maggioranza dei lavoratori che ora avranno buste paga più pesanti”. Inoltre “come avevamo chiesto, si è tolta di mezzo la detassazione degli straordinari, eliminando così un equivoco”. Adesso “voglio capire se tutto il sindacato, che ha fatto con noi questa richiesta – ha proseguito – sarà soddisfatto”. Bonanni è poi tornato sui fondi per Cassa integrazione e mobilità: “Insistiamo perché si utilizzino anche i fondi europei” per estendere gli ammortizzatori sociali “così da mantenere un flusso costante di risorse per sostenere l’obiettivo di salvaguardare i lavoratori delle piccole e medie imprese e i precari”. Si tratta di un modo “per dare rassicurazioni ai lavoratori, così come ai risparmiatori, se le banche saltano”. Quanto allo sciopero generale, confermato da Epifani, il dirigente sindacale ha ribadito: “La Cgil non abbai alla luna e ci ripensi” ma “so che non lo farà”. Eppure, ha osservato Bonanni, oggi “non serve ingaggiare un braccio di ferro, utilizzare il sociale in senso solo politico o ancora, andare a cercare ogni pelo nell’uovo”.

quelle di Angeletti

Quanto alla Uil, il segretario generale Luigi Angeletti ha commentato: “Diciamo che il bicchiere è mezzo pieno”. La cosa migliore del pacchetto anticrisi varato dal governo “è l’estensione degli ammortizzatori sociali che proteggeranno chi rischia di perdere il posto di lavoro – ha chiarito Angeletti – Per quel che riguarda il bonus, è apprezzabile che, finalmente e per la prima volta, c’è stata attenzione al lavoro dipendente. La quantità però è ancora modesta: sarebbe opportuno che l’esecutivo mettesse a disposizione ancora 1,5 miliardi”. Inoltre “si poteva osare di più detassando la tredicesima – ha puntualizzato il leader della Uil – obiettivo che per noi continua a essere importante. Bene anche l’aumento della soglia a 35 mila euro per la detassazione dei premi e del salario di produttività. Così come positiva è l’estensione di questa norma alle forze dell’ordine; norma che, però bisogna estendere anche a tutti i dipendenti pubblici”. Ora “l’auspicio è che nel periodo di conversione in legge, il decreto subisca miglioramenti – ha precisato Angeletti – Comunque lunedì primo dicembre riuniremo la direzione della Uil e, dopo un’attenta analisi dei contenuti del decreto, esprimeremo il nostro giudizio”. Quanto allo sciopero indetto dalla Cgil per il 12 dicembre “credo che sia pressoché inutile – ha concluso il numero uno della Uil – perché non fa mutare la realtà neanche di una virgola. Capisco che ci sia l’esigenza di manifestare la propria insoddisfazione, però gli scioperi costano soprattutto a chi li fa e quindi dovrebbero avere la capacità di produrre delle modifiche e non solo essere l’occasione per dire ‘non sono d’accordo’”.

e quella della Polverini

Con il dl anticrisi sono arrivate alcune risposte emergenziali a sostegno delle fasce piu’ povere della societa”’. Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini.
”E’ stata accolta – aggiunge – la richiesta dei sindacati di sospendere la detassazione degli straordinari, misura che in un momento di crisi rischierebbe di abbassare ulteriormente il tasso di occupazione, elevando invece a 35mila euro la soglia di reddito per i premi di produttivita’ includendo, come chiesto piu’ volte dall’Ugl, le forze dell’ordine. Ora occorre porre la necessaria attenzione agli ammortizzatori sociali, per i quali l’Ugl ha chiesto un raddoppio dei fondi, e l’estensione a tutti i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro, inclusi i precari e le tipologie contrattuali atipiche. I bonus di sostegno ai nuclei familiari anche rispetto alla progressivita’ e al riconoscimento delle difficolta’ delle famiglie con soggetti disabili a carico, va nella direzione auspicata dall’Ugl che continuera’ comunque ad insistere sulla necessita’ di introdurre il quoziente familiare”.

Infine l’intervento di Confindustria

Il decreto varato dal governo va nella giusta direzione ma ci aspettiamo che nell’ambito dell’impostazione data dal ministro Tremonti, arrivi gia’ nelle prossime settimane uno stanziamento di ulteriori fondi”. Lo ha detto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, commentando con i giornalisti il pacchetto del governo contro la crisi. Ulteriori fondi che devono servire ”a supporto delle imprese”, e in questo senso Confindustria chiede ”che ci siano agevolazioni fiscali per le imprese che investono in risparmio energetico e riduzione delle emissioni, e questo deve arrivare da una rimodulazione dei fondi strutturali”.
Allo stesso tempo, ha aggiunto, ”ci aspettiamo dalla stessa rimodulazione dei fondi strutturali che arrivino ulteriori risorse a supporto dei redditi, sotto forma di ammortizzatori sociali o di altre risorse che devono andare alle famiglie”.





Anche a sinistra difendono la social card

28 11 2008

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Segnalo quest’articolo della mai tenera con il centrodestra, Lucia Annunziata

Alcuni passaggi interessanti

Un po’ di conti: se una famiglia guadagna 500 euro al mese, un dono mensile di 40 euro costituisce quasi il 10% di aumento del suo reddito.
Sputateci sopra! Molto fastidiosa, perché molto snob, la discussione sollevata dall’introduzione della Social card. Si è sentito di tutto: «Umiliante elemosina», «tessera annonaria», «beffa». «Misura irrisoria e paternalista». Definizioni eccessive, e perfetto esempio di come la polemica a tutti i costi spesso non fa bene all’opposizione e non lede il governo.

qualche difesa anche di altri provvedimenti

Ma – ecco la vera domanda – perché respingere (ridicolizzare) le misure che contiene di una qualche efficacia? Ad esempio: lo spostamento del pagamento dell’Iva al momento in cui si incassa non è certo un forte intervento di detassazione, ma non è anche un piccolo sollievo? Ancora: se gli ammortizzatori sociali vengono estesi anche a lavoratori precari e irregolari, si può dire giustamente che questi fondi non sono sufficienti per tutti coloro che si troveranno in difficoltà, ma bisogna per questo respingere quelli che arriveranno a pochi?

ancora sui veri poveri

L’impressione è che al centro della discussione sulla Social card ci sia un vuoto di consapevolezza su che cosa sia la povertà. Non la povertà «percepita» di una società che diventa progressivamente più immobile, né quella della classe media che deve ridefinire il suo stile di vita, e neanche quella di una classe operaia che deve drasticamente ridurre anche i consumi essenziali. Parliamo di poveri veri, che per metà vivono con quello che hanno, per l’altra metà vanno alle mense pubbliche

e infine

Questo è il senso del denaro che hanno i cittadini comuni. Per ognuno di loro 40 euro sono un mese di carica per il telefonino del figlio o una sera fuori a cena, o la spesa di una settimana. Per quelli davvero poveri 40 euro sono il consumo mensile di elettricità, la differenza fra riscaldarsi o meno. Inoltre, queste persone non hanno vergogna di avere nelle mani una carta che ne attesti la condizione di povertà: i veri poveri sanno di esserlo e conoscono già l’umiliazione di mettersi in fila alle mense, o di chiedere ai figli qualche lira in più. Una carta probabilmente porta loro almeno un senso di considerazione da parte degli altri.

Se anche a sinistra difendono la social card, qualche merito lo avrà sicuramente





I procuratori generali che difendono i violenti rossi

27 11 2008

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L’unica parola che rimane leggendo l’articolo del corriere è: sdegno.

I fatti: il 12 marzo 2006 in Corso Buenos Aires ci furono violentissimi scontri tra Polizia e violenti di sinistra. La città ne rimase sconvolta, con un viale principale che sembrava Beirut.

I processi (primo grado e assise) confermarono le violenze e ci furono varie condanne

Oggi il procuratore generale della Cassazione se ne esce con queste frasi e chiede l’annullamento delle condanne precedenti

«La polizia ha una cultura deviata delle indagini perché pensa che identificare una persona che partecipa a una manifestazione consenta, poi, di attribuirle tutti i reati commessi nell’ambito della stessa manifestazione», ha sostenuto Montagna nella sua requisitoria. «La Giustizia deve essere amministrata – ha proseguito Montagna – con equità e non con due pesi e due misure: quel che è stato affermato per i poliziotti della Diaz, nel processo di Genova, deve valere anche per il cittadino qualunque e non solo per i colletti bianchi. Se è vero, come è vero nel nostro ordinamento che è personale il principio della responsabilità penale, questo deve valere per tutti, mentre ho l’impressione che nel nostro Paese oggi, si stia allargando la tendenza ad una minor tutela dei soggetti più deboli, come possono essere i ragazzi un po’ scapestrati»

Poi ci si chiede perchè c’è poca fiducia in certi membri della magistratura

EDIT: fortunatamente la sentenza ha confermato le condanne

La Prima Sezione penale della Cassazione ha infatti confermato 14 condanne a quattro anni di reclusione per altrettanti imputati accusati di devastazione, incendio e resistenza a pubblico ufficiale, nonchè la condanna a quattro mesi per un imputato accusato di porto d’arma impropria





Importanti novità nel decreto Gelmini

27 11 2008

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Il decreto legge Gelmini sull’università, licenziato dalla commissione Istruzione del Senato arriva all’esame dell’aula. Diverse le novità apportate in commissione

Gli emendamenti del relatore hanno introdotto una stretta sui baroni (per fare carriera i docenti dovranno produrre pubblicazioni scientifiche, bando, insomma, ai fannulloni) e l’obbligo per gli atenei di rendere più trasparente l’uso delle risorse messe a bilancio e la produzione scientifica

C’è una svolta di severità nel decreto Gelmini sull’università nelle modiche contenuta in un pacchetto di tre emendamenti, presentati dal relatore Giuseppe Valditara e largamente condivisi sia dal governo che dalla maggioranza.

Nel particolare

Un primo emendamento stabilisce che il rettore deve presentare annualmente una relazione sull’attività non solo di ricerca e di formazione, ma anche di «trasferimento tecnologico»: cioè deve spiegare quanto le ricerche condotte dal suo ateneo hanno prodotto innovazione e quindi competitività per il sistema. Se questa relazione non ci dovesse essere, ci sarà un taglio sui trasferimenti statali.

Secondo emendamento. Deve essere allestita un’«anagrafe nazionale» dei docenti e dei ricercatori, aggiornata annualmente, nella quale si dice per ciascun soggetto quali ricerche e quali pubblicazioni ha fatto.

Terzo punto, il più controverso. A partire dal 2011, gli scatti biennali di stipendio previsti per tutti i docenti, saranno subordinati alle pubblicazioni scientifiche effettuate. E chi non avesse fatto nulla? Vedrà l’aumento dimezzato. Non solo: non potrà neppure partecipare alla ripartizione dei fondi Prin (cioè quelli riservati ai più importanti progetti nazionali di ricerca) e non potrà far parte delle commissioni per i concorsi.

Soddisfazione da parte dei rettori delle università con i conti a posto

«La scelta del senatore Valditara mi trova perfettamente d’accordo – commenta Vincenzo Milanesi, rettore dell’università di Padova, una di quelle con i bilanci più in ordine – in quanto sono d’accordo sull’introduzione di criteri rigorosi di valutazione e sulla meritocrazia. Aggiungerei addirittura un elemento in più: non basta aver fatto delle pubblicazioni, occorre averne fatte di qualità. La norma, dunque, deve definire anche gli standard minimi»

e ovviamente da parte del ministro Gelmini

“Da vent’anni si parlava di come legare il merito alla carriera dei professori e di come vincolare i finanziamenti all’universita’ in base a parametri che ne valutassero la qualita’. Per la prima volta le carriere dei docenti non saranno legate a scatti automatici ma – come previsto dagli emendamenti approvati in commissione – al merito ed alla ricerca effettivamente svolta”





Gli idoli della sinistra. Obama? Zapatero? No, Luxuria

26 11 2008

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Il nuovo idolo della sinistra, soprattutto comunista, è Vladimir Luxuria, assunto quasi a salvatore della causa rossa.

Liberazione la prende a esempio

Luxuria, partecipando e trionfando all’Isola ha spiegato a milioni e milioni di italiani che la realtà è diversa e che anche questa realtà deve godere dei diritti della presunta maggioranza

la glorifica con retorica di qualità (pessima)

Con il primo presidente afroamericano che va alla Casa Bianca si rompe il pregiudizio che per più di un secolo ha tenuto un popolo lontano dalla più importante istituzione americana, con Vladimir all’Isola si rompe il tabù dell’eterosessualità a tutti i costi

Luxuria partecipando e trionfando all’Isola ha spiegato a milioni e milioni di italiani che la realta’ e’ diversa e che anche questa realta’ deve godere degli stessi diritti della presunta maggioranza

e Sansonetti la piazza in prima pagina, collegandola a Obama, con questa motivazione

Sto con le operazioni che spezzano il razzismo, il sessismo, il maschilismo. Forse il paragone con Barack è un po’ esagerato ma ci sta. Le recenti elezioni degli Stati Uniti sono un reale evento storico.

Ferrero la vuole subito candidare

Rifondazione Comunista è pronta a ricandidare Vladimir Luxuria, neo vincitrice della sesta edizione dell’Isola dei Famosi, alle elezioni europee.  “Deciderà Vladimir – ha detto Ferrero – per quanto mi riguarda ovviamente si”. E’ un modello antropologico molto positivo dal mio punto di vista. C’è una valenza politica nel senso di costume, di apertura mentale, di modelli umani

Ma lei rifiuta

Già dopo la sconfitta elettorale avevo dichiarato che non vedevo le Europee nel mio futuro immediato. Confermo questa idea, quindi escludo nel mio futuro immediato una candidatura alle elezioni europee. Ringraziando ovviamente la disponibilità di Rifondazione Comunista, sia prima sia dopo.

e rilancia sul suo futuro

Scriverò un libro di favole transgender per bambini

La Stampa ironizza e analizza

Negli Stati Uniti hanno Obama, in Spagna Zapatero, in Italia Vladimir Luxuria. Ognuno fa le rivoluzioni che può. Tecnicamente è stato poi un trionfo “berlusconiano”, nel senso di ottenuto per mancanza di avversari.

Luxuria non ha vinto perché transgender, men che meno perché ex parlamentare. Ha vinto perché ha giocato da sola. E’ stata se stessa: colta, simpatica, sensibile. Felicemente lontana dai tremebondi sketch da strapaese a Radio Capital con Mary Cacciola. Nella sua poliedrica carriera, non era mai parsa così convincente. La sua non è la vittoria della diversità, ma della normalità. Alla fine si è rivelata la naufraga più “tradizionale”. Nulla a che vedere con le ostentazioni kitsch dei Gay Pride. Persino la sua delazione (“Belen e Rossano si sono baciati”) ha un chiaro retrogusto conformista. L’eccentrica rovinafamiglie ha finito con l’essere percepita, anzitutto dalle donne, insolito ma credibile baluardo del focolare domestico.
Liberazione l’ha prima criticata, poi sdoganata, quindi santificata. Nostra Guevara dei Reality. Chissà però se i compagni si sono accorti che, perfino in tivù, la sinistra per vincere deve spostarsi un po’ a destra.

Insomma Luxuria idolo e simbolo.

Ma il Manifesto si oppone

La sua è la classica vittoria di Pirro, il successo di chi alza la coppa del trionfo come se fosse la bandiera rossa del transgender mentre in realtà sventola le mutande di Valeria Marini (messe come fascia per i capelli) nella pantomima che la incorona per meglio annullarne l’identità

Conclude in bellezza Cacciari

Che cosa? Che cosa ha vinto? Che roba è? L’Isola dei Famosi? Non l’ho mai vista e non ne ho mai sentito parlare

Insomma la fiera del nulla e i comunisti ne sono orgogliosi.





Parole interessanti 26-11-08

26 11 2008

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Nuova rubrica de Il Fazioso Liberale dedicata a segnalare opinioni interessanti in rete e sui giornali.

Quando la retorica contro il “regime” banalizza Hitler e Mussolini

I danni dell’antiberlusconismo dilagante

L’onda è il miglior alleato dei baroni. Ne è consapevole?

Sul prendere sul serio gli studenti che protestano

Villari e il martello dei partiti

Pansa sul mettersi contro la sinistra

Evviva

Il tragico tifo della sinistra per la crisi





Intervenire sulla giustizia in maniera organica

26 11 2008

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Un po’ di sconcerto si era sollevato dopo la proposta in consiglio dei ministri sulla messa in prova. Provvedimento condivisibile, tra l’altro proposto pure dal partito di quel Di Pietro che, non sapendolo, si era dichiarato schifato facendo una brutta figura (e oggi Li Gotti del suo partito conferma la bontà del disegno di legge). Ma l’enfasi data dai giornali e il non accompagnamento contemporaneo con altri provvedimenti ben più necessari ha provocato un problema nella maggioranza e il blocco della proposta.

Oggi pare che il governo torni a valutare il tutto in una maniera più organica

Lo annuncia lo stesso Alfano

Un Consiglio dei ministri prima di Natale con oggetto un ‘pacchetto di misure’ sul tema della giustizia. Unita e compatta” – soprattutto sul tema del sovraffollamento delle carceri e sulla messa in efficienza del processo penale -, la coalizione, ha assicurato il Guardasigilli, presenterà, come è accaduto per il ‘pacchetto sicurezza’, un pacchetto di misure sulla giustizia che riguarderà ”le carceri, il processo penale, la condizionale e la messa alla prova”. Sulla giustizia, ha sottolineato Alfano, ”esponenti dell’opposizione e giornalisti non si illudano, c’è unità e ciò è stato dimostrato già nel dl sulle sedi disagiate e in quello sul processo civile.

Sulle nuove carceri

“E’ presto per dire quale sara’ la decisione tecnica”, ha spiegato il Guardasigilli, sottolineando che questa sara’ resa nota in un Cdm prima di Natale dedicato alla giustizia, ma per ora “immaginiamo il coinvolgimento di privati per la realizzazione e la costruzione di nuove carceri”.

Inoltre ci sono importanti novità sul lato burocratico

Sei progetti per portare la giustizia online da attuare a partire dalla prossima primavera, quando l’innovazione digitale sarà lo snodo centrale per l’accelerazione dei processi.

nel particolare

Fra le novità, la notificazione telematica delle comunicazioni e degli atti processuali dagli uffici giudiziari agli avvocati e agli ausiliari del giudice, nel processo civile; il rilascio telematico di certificati giudiziari da tutti gli uffici e un aumento degli sportelli sul territorio; l’accesso diretto ai dati del casellario giudiziario da parte di pubbliche amministrazioni centrali o altri enti; la trasmissione telematica delle notizie di reato tra forze di polizia e procure della Repubblica; la registrazione telematica degli atti giudiziari civili; l’accesso pubblico via rete alle sentenze e ai dati dei procedimenti e la razionalizzazione, evoluzione e messa in sicurezza delle infrastrutture Ict, dei sistemi informatici e della rete di telecomunicazione della giustizia.





Casa Vianello o Casa PD?

25 11 2008

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Oggi sui giornali siamo inondati dai divertentissimi sketch di casa pd alias casa vianello.

Veltroni annuncia “Chiarimento oppure congresso”

Fioroni risponde

La sfida tra D’Alema e Veltroni e a cascata tra dalemiani e veltroniani sta diventando un’ossessione. ll chiarimento politico e’ necessario.

ma attacca sul lato europeo

mi rifiuto di credere che il nuovo sia portare il Pd nell’internazionale socialista

La Bindi se la prende con Veltroni

Contesto a Veltroni soprattutto la gestione quotidiana del partito, e la contesto anche a chi, venendo dalla mia storia, lo aiuta in questa gestione

rilancia sulla crisi del PD

Cosí facendo c’è il rischio che noi riproduciamo le stesse divisioni dei vecchi Ds ed allora vuol dire che il Pd non c’è, rischiamo di fare l’ennesima evoluzione del partito storico della sinistra italiana

e attacca tutti in un’intervista

D’Alema è sleale, Veltroni un normalizzatore e Rutelli sbaglia

e se ne esce con una critica complessiva pesantissima

Il nostro problema non è che c’è questa faida: il nostro problema è che c’è soltanto questa. Il Pd non vive scontri autoctoni, legati al partito che siamo e ai problemi che abbiamo da quando siamo nati. Si litiga con la testa voltata all’indietro, D’Alema contro Veltroni, appunto, rivincite e vendette che vengono dal passato. Ma le pare, dico per dire, che noi dovremmo fare un congresso perché lo chiedono i dalemiani contro i veltroniani? Ed è vero che Veltroni non dà spazi, non coinvolge, ci fa apprendere le cose dai giornali: ma le sembra che si possa reagire facendosi la propria televisione, la propria associazione, il proprio giornale, i propri candidati alle segreterie di questo o di quell’altro? Sono dinamiche da “Cosa 4”, da evoluzione post-diessina. Ma guardi che se stiamo parlando di questo, loro devono sapere che molti se ne andranno

Fassino si è stancato

Il continuo duello tra Orazi e Curiazi serve solo a sfibrare il partito e la nostra gente…

Follini è preoccupato

Finiremo “partito di plastica”

Velardi riconosce lo stato pessimo del partito

Al di là degli opportunismi e delle tatticucce del gruppo dirigente è il partito che non ne può più. Ieri un importante dirigente periferico di una importante regione, mi ha fatto una battuta che voleva essere ironica, ed è invece drammatica: “Quei due, Walter e Massimo, finiranno col tirarsi le dentiere”…

In questo mare di polemiche e guerra continua, Bettini si riconferma l’uomo dei sogni e in un misto di pazzia e ironia afferma

Il PD non è in crisi. C’è stata una splendida campagna di feste partecipate da milioni di cittadini, la Summer School ha iniziato un lavoro sulla formazione di altissimo livello, il Governo Ombra finalmente pubblicherà le proposte riformiste che ci hanno consentito un’opposizione incisiva, in Trentino il voto è stato positivo. Tutti i sondaggi ci danno in crescita. Stiamo costruendo il partito in tutta Italia. Dove sono gli errori?

Dopo tanta ansia nel partito ci voleva il momento comico





Ennesima balla di Veltroni. Sbugiardato anche da Tardelli

24 11 2008

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Preambolo: Walter Veltroni afferma di aver giocato a calcio con Tardelli in una partita a Sabaudia, in un’apoteosi di estasi simil mondial di Spagna 82

Oggi Tardelli smentisce

Allora Marco Tardelli, com’è questa storia? Ha mai giocato a calcio con Walter Veltroni?
«Non è mai successo. Almeno che io ricordi».
Ma il segretario del Partito democratico racconta di averla avuta come compagno di squadra in una partita disputata a Sabaudia…
«Non so perché lo dica. Probabilmente fa confusione. In quella occasione io c’ero effettivamente, ma da spettatore, fuori dal campo, senza scarpette ai piedi. Ricordo che in porta giocava Massimo D’Alema. E se la cavava piuttosto bene».

Il Giornale prendendo spunto dall’ennesima balla de Er Baracca ci fa un articolo molto simpatico

Scoprire che Walter Veltroni non ha mai giocato a calcetto a Sabaudia con Tardelli, ci apre un mondo nuovo. È la dura realtà: un mito che crolla. Uno dei tanti del pantheon veltroniano, quella sorta di cioccolateria fatta di notti bianche, musei, feste del cinema, bioparchi, medaglie ai vecchietti, eroi extracomunitari, barboni picchiati, film d’annata, ex partigiani e figurine Panini. Ebbene, in questa mielosa galleria la partitella con Tardelli sulle sabbie laziali era un capitolo fondamentale.

segnalando l’importanza vitale, insita nelle leggende di Walter

E pensare che della famosa partitella Walter ha menato vanto fino allo sfinimento: a sentir lui, quello non era mica l’incontro della domenica scapoli-ammogliati, yes weekend. No, era un’icona da consegnare ai posteri. Un po’ come la mano di briscola tra Pertini e Bearzot dopo il mundial ’82: episodi che segnano un personaggio.

per poi passare in rassegna alcune perle veltroniane

un ganassa che le spara grosse.
E in effetti, quanto a sparate, la cartucciera di Walter è come la borsa di Mary Poppins: inesauribile. Basti ricordare la schioppettata su Alitalia: «L’accordo con la Cai è tutto merito mio», disse appena tornato da New York. Come no. Oppure la cannonata di quest’estate in vari salotti televisivi: «È sicuro: rompo con Di Pietro». Come no: stiamo ancora aspettando (casomai è Di Pietro che sta rompendo lui). Per non parlare poi della bomba atomica nel salotto di Fabio Fazio, gennaio 2006, quando promise di fuggire in Africa: «Non si può fare politica a vita». Come no: in Angola lo attendono ancora a braccia aperte. Di questo passo, sparata dopo sparata, Veltroni arriverà a sostenere, chissà, che il leader del Pd è lui e non D’Alema. Come dite? L’ha già fatto? Ecco, appunto.

Di assurdità d’altronde è un cantore

Veltroni raccontò la sua vita da discolo: «Centrai in fronte il preside con il cancellino, lui mi chiese “chi ti credi di essere?” e io risposi “Sono James Bond”. Mi piace pensare – chiude Walter – che da quel mio gesto ebbe inizio il ’68». Ora, a parte il fatto che un cancellino stampato sul preside non dovrebbe essere propriamente motivo d’orgoglio, ma il punto è un altro: Veltroni nel ’68 aveva 13 anni, non era neanche in età da liceo

poi si scoprì che

Ne ha raccontata una identica a Paolo Boccacci l’avvocato Paola Balducci, che ha detto d’esser stata compagna di scuola del fratello più grande di Walter (Valerio: oggi uomo d’affari e di finanza, si interessa tra l’altro di investimenti giapponesi in Italia) e di aver tirato lei il cancellino in faccia al preside durante una manifestazione del 68 con altri studenti (tra cui Paolo Liguori e Maria Fida Moro). Il preside Casotti punì la scolaresca sospendendo le vacanze di Pasqua.

Insomma Walter è Walter e il contrario di Walter

Domani scopriamo che non è mai stato iscritto al Pci, che è nipote di Almirante, che tiene al Torino e non alla Juve, che il cinema gli fa ribrezzo e preferisce dipingere nature morte e che ha sempre odiato visceralmente le figurine Panini, specialmente quella di Pizzaballa. Poi dopodomani scopriamo che non è romano, che non è neanche italiano, che è nato e vissuto sul lago di Lugano, che non gli piace la carbonara ma va matto per i wurstel con i crauti e che è favorevole all’annessione del canton Ticino alla Germania.

Ma dopo tutto voi potreste odiare uno che in campagna elettorale fece  questo paragone ardito

“Noi siamo come la nazionale di Bearzot”, “siamo partiti in sordina e poi, come gli azzurri con l’Argentina, il Brasile e la Polonia, siamo arrivati alla finale. Il 13 aprile sarà la nostra finale”.

Forse voleva dire come la nazionale di Fabbri del 1966 che perse con la Corea del Nord. Una sconfitta epocale come quella del 13 aprile






Italia Hub europeo per Emirates, successo del governo

24 11 2008

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Emirates ha scelto l’Italia come principale scalo per l’Europa, in particolare gli aeroporti di Fiumicino, Malpensa e Venezia.

L’impegno è stato formalizzato lunedì mattina ad Abu Dhabi tra il sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso e dal ministro dell’Economia degli Emirati Arabi Uniti, Sultan Bin Saeed Al Monsouri.

e scendendo nei particolari

La compagnia di bandiera del governo degli Emirati ha richiesto un aumento considerevole per gli slot in possesso degli Emirates, che ora sono meno di dieci. I voli saranno cosi suddivisi: 21 su Roma Fiumicino, 21 per Milano Malpensa e 14 per Venezia. Sono previsti anche 28 voli cargo settimanali. Dell’intesa fa parte anche la compagnia Etihad, che ha richiesto sette voli per Fiumicino e altrettanti per Malpensa.

Veramente ottimo l’intervento del governo che,  nonostante le critiche quotidiane degli oppositori sinistri, ha indovinato quello che gli operatori del settore già definiscono un colpaccio. Battere la concorrenza di tutti gli altri paesi europei per diventare l’hub europeo delle compagnie degli Emirati è realmente un grande risultato.

«È un accordo molto significativo», ha detto Urso. «Vuol dire che gli Emirati Arabi hanno scelto l’Italia come porta d’ingresso per l’Europa. Ciò significa più turismo, più affari economici e commerciali, ma può comportare anche il rilancio della stessa Alitalia. Infatti nelle tratte interne nazionali e in quelle europee gli Emirates potranno contare sul contributo della nuova compagnia aerea italiana»

Soddisfazione anche dalle realtà locali coinvolte.

Mi complimento con il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso, per aver portato a casa un risultato che rappresenta una nuova opportunita’ per l’Italia e per lo scalo romano. Questo accordo fara’ di Roma e di Fiumicino la porta turistica per l’Europa”. Lo afferma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno

Sono stati anche firmati importanti accordi economici per le aziende italiane

“Siamo molto soddisfatti dei risultati conseguiti” – ha concluso il sottosegretario Urso che proprio negli Emirati ha guidato una delegazione di 510 imprese italiane per la Fiera Big Five, la piu’ importante manifestazione per l’edilizia del Medio Oriente – “siamo convinti che le nostre gia’ buone relazioni economiche e commerciali si potranno intensificare ancora di piu’ nei prossimi mesi, puntando a raddoppiare il nostro tasso di penetrazione dell’export che gia’ cresce a un ritmo annuo di oltre il 20%, mentre ii nostri investimenti diretti gia’ lo scorso anno sono raddoppiati arrivando a 5 miliardi di euro”

Ecco la serietà al governo (non quella mortadellara)