Lavori parlamentari: arriva il federalismo fiscale alla Camera e il testamento biologico al Senato

16 03 2009

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Con quest’articolo apriamo una nuova rubrica che speriamo di poter continuare ogni settimana: il punto sui lavori parlamentari.

I passaggi più importanti sono sicuramente l’arrivo del testamento biologico al Senato (votazione definitiva la settimana prossima) e del federalismo fiscale alla Camera (dovrà poi ritornare al Senato in seconda lettura). Nelle commissioni particolarmente importanti sono i passaggi per i DL anti-crisi e anti-violenze alle donne e il DDL sulla sicurezza (già votato al Senato)

Durante la settimana si discuteranno al Senato in aula

-Legge Comunitaria 2008

-Consenso Informato (Testamento Biologico)

-DL Misure in materia elettorale (Election Day) che scade il 29 marzo, già approvato dalla Camera, in seconda lettura al Senato

Nelle Commissioni (tra parentesi per ogni ddl/dl la commissione in cui se ne discuterà)

-Legge quadro sulla qualità architettonica (istruzione)

-Misure contro la prostituzione (affari costituzionali e giustizia)

-Misure in materia di usura (giustizia)

-Tutela dei lavoratori esposti all’amianto (lavoro)

-Misure per il lavoro pubblico – collegato a Finanziaria 2009 – ,già approvato dalla Camera (affari costituzionali e lavoro) –

-Misure contro il mobbing (lavoro)

-Riforma legislazione in materia portuale (lavori pubblici)

-Misure per sviluppo e internazionalizzazione imprese, già approvato dalla Camera (industria)

-Responsabilità professionale del personale sanitario (igiene e sanità)

-Utilizzo defribillatori automatici e semiautomatici (igiene e sanità)

-Sostegno a ricerca e produzione di farmaci (igiene e sanità)

-Disciplina delle medicine non convenzionate (igiene e sanità)

-Prevenzione delle frodi nel credito al consumo (finanza)

-Misure contro atti persecutori, già approvato dalla Camera (giustizia)

-Misure in materia di usura (giustizia)

Alla Camera saranno discussi in aula:

-Intercettazioni telefoniche

-Delega al governo sul federalismo fiscale, già approvato dal Senato

-Reato di molestie inesistenti

Nelle commissioni:

-DL misure sulla produzione lattiera, scade il 6 aprile, già approvato dal Senato (agricoltura)

-DL sostegno settori industriali in crisi, scade il 12 aprile (finanze e attività produttive)

-DL contrasto della violenza sessuale, scade il 25 aprile (giustizia)

-Governo del territorio (ambiente)

-Disposizioni in materia di pubblica sicurezza, già approvato dal Senato (affari costituzionali e giustizia)

-Misure contro la pedofilia (giustizia)

-Reati ministeriali (giustizia)

-Non equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie a quella in fisioterapia, già approvato dal Senato (cultura)

-Titoli e marchi di identificazione dei metalli preziosi (attività produttive)

-Aggregazione di comuni alla provincia di Monza&Brianza, già approvato dal Senato (affari costituzionali)

-Cure Palliative (affari sociali)

-Norme in favore di lavoratori con familiari disabili (lavoro)

-Misure contro la violenza sessuale (giustizia)

-Class Action (giustizia)

-Sicurezza stradale, con comitato ristretto (trasporti)

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Una legge sul fine vita? No alla regolamentazione di Stato

10 03 2009

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Segnalo questa intervista de Il Riformista a Panebianco

Ne ha parlato sul Corriere della Sera con un editoriale apparso il 23 febbraio e intitolato “I confini della politica”. Qui, Angelo Panebianco, ha voluto dire la sua intorno a una legge sul testamento biologico, o “fine vita” che dir si voglia: «Uno strumento troppo grossolano – ha scritto – troppo rozzo», perché «pretendendo di imporre uguale trattamento in casi diversissimi, essa (la legge, ndr) crea, più o meno involontariamente, le condizioni per nuovi arbitrii».

Angelo Panebianco, dunque lei non vuole una legge sul testamento biologico?

«Dico “no” al fatto che la politica e lo Stato entrino a dire la loro su un tema così delicato. La cosa deve essere lasciata fuori dalla politica e dal diritto. Occorre che tutto sia lasciato al rapporto medico-paziente, alla libertà dei singoli, alle loro posizioni e sensibilità che sull`argomento sono molteplici e mutevoli a seconda delle diverse situazioni che si vengono a creare. Non mi interessa qui parlare specificatamente della vicenda di Eluana Englaro, mi interessa piuttosto esprimere un principio generale: sulla questione della vita e della morte non è necessario che lo Stato dica la sua».

Non tutto è bianco o nero per lei?

In un certo senso è così. Capisco il momento particolare. Si va verso una legge sull`onda di un`emotività accresciuta dalla vicenda di Eluana Englaro. Ma se si legifera è l`etica di Stato che viene imposta, qualunque sia il contenuto della legge stessa. Sia coloro che sostengono il principio dell`autodeterminazione che i sostenitori della sacralità della vita introducono nel dibattito politico una visione etica. A vincere potrebbe essere una maggioranza “neoguelfa” oppure una “neoghibellina”, ma sempre una posizione di parte sarà. E questo, a mio avviso, è sbagliato perché comunque la libertà dei singoli non verrebbe salvaguardata. Settimana scorsa sulle Ragioni del Socialismo allegate al Riformista Luciano Pellicani scriveva che «ci vuole una legge». Io mi domando:«Perché?».

Forse perché una sentenza ha già, di fatto, legiferato in merito?

Giusto. Questa è l`unica obiezione che, in effetti, deve far riflettere. Il problema sono le sentenze, certo, perché hanno inserito laddove cera una mancanza legislativa qualcosa di nuovo. Ma allora, viste le sentenze, occorrerebbe semplicemente cercare di limitare i danni, non per forza di arrivare a una legge definitiva sull`argomento.

Lei è contrario all`eutanasia?

No. Sono contrario a una legge sull`eutanasia, non al principio dell`eutanasia in sé. Sono rimasto molto stupito, in questi giorni, da coloro che mi hanno criticato dicendo che la mia posizione non è liberale. A queste persone rispondo con una domanda: imporre la sacralità della vita, oppure imporre l`opposto, è invece liberale? Eluana Englaro è morta per un`azione eutanasica? La situazione di Eluana era borderline, al limite. Claudia Mancina ha scritto che con Eluana si è sospesa un`attività di accanimento terapeutico. Io dico invece che la situazione di Eluana era borderline e che purtroppo il tutto è stato usato per far passare tramite legge il principio dell`eutanasia.

Biagio De Giovanni ha scritto che lei non tiene conto dei fatto che della vita lo Stato se ne è sempre occupato…

Rispondo che se lo Stato vuole intervenire per garantire una certa libertà di movimento ai cittadini allora non credo che questa libertà possa essere garantita da una legge.

Perché l`Italia fatica a far propria la sua posizione?

Perché ci sono troppi nipotini di Hobbes per i quali la libertà esiste solo e soltanto se lo Stato interviene.

In Italia vige il “legicentrismo”:tutto ciò su cui la legge non interviene è disordine. Ma non è così: ci sono degli spazi di libertà sui quali lo Stato non deve intervenire. Non solo: la libertà, l`ordine e l`efficienza nascono anche laddove i cittadini si auto-regolano.

Mi trovo perfettamente d’accordo. Da liberale io mi aspetto che non sia lo Stato a regolamentare la propria libertà personale, nè da un lato nè dall’altro gettando tutto nello stesso calderone, senza tenere conto delle varie differenze dei singoli e soprattutto delle sensibilità di ognuno.
La morte è un affare privato, la democrazia non è attrezzata per decidere per via legislativa su ogni aspetto della mia vita privata, per questo bisogna non regolamentare.

E lo stesso lo penso per esempio per la regolamentazione delle unioni di fatto, non ce ne è bisogno. Anche quelle vanno regolamentate privatamente, meglio ancora tramite contratti privati.

Insomma perchè la libertà deve essere regolamentata? Allora non è libertà ma piuttosto la concezione della libertà secondo lo stato

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Subito scontro nel PD sull’idea di referendum abrogativo della legge sul testamento biologico

14 02 2009

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Annuncia il senatore Marino in mattinata

Se passa il disegno di legge della maggioranza sul testamento biologico così com’è “sarà necessario lanciare un referendum abrogativo. Faremo di tutto per cambiare il ddl Calabrò e se dovesse essere approvato, faremo di tutto perché quella legge venga cancellata al più presto. Sul tema dei nostri diritti civili che sono messi in discussione sarà necessario lanciare il referendum così si vedrà se valgono di più le parole di 400 parlamentari o del 90 per cento degli italiani. Credo che per molti sarà un brusco risveglio

Ma immediata arriva la replica assolutamente contraria delle componenti cattoliche e margheritine del PD

Dichiara la Bianchi (che ha tra l’altro sostituito Marino in commissione suscitando enormi polemiche)

Stimo il collega Marino ma credo che parlare oggi di referendum sia un grave errore. Spostare lo scontro dalle aule delle Camere e portarlo nelle piazze significa alimentare uno scontro sbagliato fra due radicalismi. Abbiamo giustamente protestato contro il governo perche’ voleva, con un decreto legge, spogliare il Parlamento delle sue prerogative. Il Senato deve iniziare ora ad esaminare un disegno di legge e invece di invocare gia’ uno scontro popolare dovremmo impegnarci tutti per approvare una buona legge”. Il referendum, rischia di essere uno spauracchio dietro il quale nascondere le nostre responsabilita’ istituzionali

Anche la Bindi è fermamente contraria

In politica le subordinate non si annunciano finche’ si lavora alla principale. Parlare ora di referendum e’ un regalo a chi non vuole fare la fatica di definire una buona legge sul fine vita. Il Pd non puo’ sottrarsi alla responsabilita’ di lavorare ad un testo che sia il piu’ possibile condiviso e non credo voglia lasciare alla sola maggioranza l’onere di legiferare, tanto piu’ in materie cosi’ complesse e delicate. Sarebbe pessimo, poi, se si cercasse per questa via una sorta di rivincita al referendum sulla Legge 40. E invece proprio l’esito di quel referendum dovrebbe consigliare tutti a maggiore saggezza e prudenza

E pure Letta (che avrebbe votato sì al decreto su Eluana) non è d’accordo

Anche Enrico Letta, parlando a Napoli, ha detto che “bisogna abbandonare lo spirito di crociata” e cercare “convergenze sulla base di testi condivisi”

Insomma pare proprio che l’idea di un referendum sia fortemente non condivisa nel PD. E meno male che Veltroni aveva lodato il PD per la sua linea forte e orientamento prevalente

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No al decreto fine vita!

12 02 2009

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Pubblichiamo anche noi un articolo di Filippo Facci, sul Giornale di ieri. Per testimoniare che anche nel centrodestra ci sono voci assolutamente contrarie al ddl sul testamento biologico proposto dalla maggioranza (e con sempre più sostenitori nell’opposizione)

Eccolo

Caro Direttore, io non rispetterò il decreto «fine vita» con cui destra e sinistra stanno decidendo a chi apparterrà la nostra vita. Se passa questa legge unica al mondo, cioè, questo testamento biologico che non prevede la facoltà di sospendere alimentazione e idratazione, potrebbe capitare che io finisca in galera per ciò che i legislatori chiameranno omicidio. Forse non è chiaro a tutti: oggi, da lucidi, abbiamo facoltà di rifiutare qualsiasi trattamento sanitario come per esempio un intervento chirurgico, una trasfusione di sangue, e così pure una dialisi, un’idratazione o una nutrizione; nessuno, cioè, può imporci un trattamento di sostegno o terapeutico che sia.

Ma ecco: la nuova legge (ripeto: unica al mondo) prevede che questa nostra facoltà, questa nostra vita, non ci apparterrà più dal preciso momento in cui perderemo conoscenza.
Non conterà quello che sino a quel giorno avremo detto o messo per iscritto: conterà solo una legge e uno Stato che disporranno di noi. Stiamo parlando della vita mia e delle persone a me care: e se queste dovessero chiedermelo, se dovessero preventivamente chiedermi di interrompere una vita artificiale che superasse ciò che la natura ha previsto per loro, io farò come in Italia si fa di nascosto da anni. Non avrò scelta. E andrà come andrà. Ma nessuno Stato, nessuna religione, nessun decreto potrà disporre della mia vita, se io non lo desidero.





Testamento biologico, come è regolamentato nel mondo?

11 02 2009

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La discussione in Italia sul testamento biologico è all’ordine del giorno. La proposta governativa (ddl Calabrò) mi pare francamente un passo indietro (pesante) rispetto alla buona proposta di Forza Italia del 2005 e senza alcuna vergogna mi trovo d’accordo con le proposte del professor Marino del PD

Ma cosa succede negli altri paesi?

Negli STATI UNITI D’AMERICA, primi a regolamentare, esiste il ‘Patient self determination Act’, risalente al ’91: è il Testamento biologico o Testamento di vita (Living will) nato a conclusione di un lungo confronto iniziato negli anni ’70 nelle Corti supreme di vari Stati, nella Corte federale, e nella societa’ civile. Oggi e’ delineabile la seguente situazione: nutrizione e idratazione sono considerati trattamenti sanitari, non mezzi per il mantenimento della vita; il paziente cosciente e capace puo’ rifiutare i trattamenti anche se di sostegno vitale; per quanto riguarda il paziente non piu’ cosciente, va rispettato il suo rifiuto di terapie se espresso e documentato in condizioni di capacita’; se il paziente non piu’ cosciente non ha espresso, in condizioni di capacita’, una propria volonta’ sulle cure, la decisione sulle scelte terapeutiche sara’ presa da un fiduciario (substituted judgement), solitamente un familiare.

CANADA: a differenza degli States, non esiste una politica uniformatrice in materia di ‘living will’. Solo in alcuni Stati, come ad esempio Manitoba e Ontario, le direttive anticipate di trattamento hanno valore legale. Negli altri, invece, ogni Provincia assume decisioni autonomamente e in maniera diversa.

AUSTRALIA: anche qui, come in Canada, manca una legge uniformatrice, tant’e’ che e’ in corso un acceso dibattito che vede tuttavia contrapposti coloro che vogliono una normativa che regoli il testamento biologico e i fautori dell’eutanasia, soprattutto per i malati terminali. Vi sono poi, anche in Australia, alcuni Stati che si sono dotati di una legge sul ‘Living will’, con provvedimenti che ricalcano la normativa statunitense.

In EUROPA non esiste ancora una disciplina sul Testamento biologico recepibile dagli Stati membri, alcuni dei quali, comunque, hanno adottato autonomamente normative in materia.

BELGIO: e’ dal 2002 che nel piccolo Stato europeo e’ prevista l’eutanasia, su richiesta esplicita del paziente. Ai cittadini viene riconosciuta anche la possibilita’ di predisporre un testamento biologico con dichiarazioni anticipate di trattamento, scegliendo a quali cure sottoporsi e quali rifiutare.

DANIMARCA: con una legge sul ‘living will’ e’ stata istituita un’apposita ‘Banca dati elettronica’, che custodisce le direttive anticipate presentate dai cittadini. In caso di malattia incurabile o di grave incidente, i danesi che hanno depositato il testamento medico – documento che ogni camice bianco e’ tenuto a rispettare – possono chiedere l’interruzione delle cure e dei trattamenti e di non essere tenuti in vita artificialmente. Nel caso di sopravvenuta incapacita’, il diritto del malato puo’ essere esercitato dai familiari.

FRANCIA: la materia del fine vita e’ regolamentata con una legge del 2005, che riconosce il principio di rifiuto dell’accanimento terapeutico e prevede che possano essere sospesi o non iniziati gli atti di prevenzione, indagine o cura che appaiano inutili, sproporzionati o non aventi altro effetto che il mantenimento in vita artificiale del paziente. E’ riconosciuta la figura del fiduciario, da consultare nel caso il paziente sia incapace di esprimere le proprie volonta’. Se non c’e’ direttiva, comunque, la scelta spetta ai medici.

GERMANIA: manca una norma ad hoc, ma il testamento biologico trova attuazione nella pratica e conferma nella giurisprudenza. La Corte Suprema federale, infatti, emise nel marzo 2003 una sentenza con la quale dichiarava la legittimita’ e il carattere vincolante della ‘Patientenverfuegung’, termine tedesco che sta per volonta’ del paziente, riconducendola ‘al diritto di autodeterminazione dell’individuo’. Se non c’e’ volonta’ scritta, decide il giudice tutelare.

INGHILTERRA: realta’ analoga a quella tedesca nel Regno Unito, dove il ‘living will’ e’ riconosciuto fin dal 1993, da una consolidata giurisprudenza che ha anche fissato alcune condizioni per la validita’ del testamento biologico. L’orientamento britannico su questo delicato tema si e’ delineato soprattutto attorno al caso Blond, relativo a un paziente in stato vegetativo che veniva alimentato e idratato artificialmente, proprio come Eluana Englaro. I giudici decisero che i medici non avevano l’obbligo di somministrare trattamenti divenuti inutili a seguito della valutazione scientifica della condizione di vita del paziente e che, quindi, non erano rispondenti al suo ‘migliore interesse’. Per cui se il paziente non era in grado di accettare o rifiutare i trattamenti e non aveva rilasciato in precedenza una dichiarazione di volonta’ in materia, una volta informati i familiari, si poteva legittimamente procedere all’interruzione dei trattamenti.

OLANDA: e’ notoriamente il primo Paese al mondo che, nel 2001, ha modificato il Codice penale per rendere legali, in alcune circostanze rigorosamente normate, sia l’eutanasia che il suicidio assistito dal medico. Questa normativa contiene anche la disciplina relativa al testamento biologico. Le dichiarazioni di volonta’ possono essere sottoscritte anche da minori, purche’ i genitori siano d’accordo se il minore ha fra i 12 e i 16 anni, mentre se ha fra i 16 e i 18 anni e’ sufficiente che ne siano stati informati.

SPAGNA: le norme sulle dichiarazioni anticipate di volonta’ in Spagna sono contenute all’interno di una piu’ ampia legge sui diritti dei pazienti entrata in vigore nel 2003. E’ dunque riconosciuta al cittadino maggiorenne la facolta’ di manifestare anticipatamente e per iscritto la propria volonta’ in merito a cure e terapie cui essere sottoposto, nel caso dovesse perdere la capacita’ di esprimerle personalmente. Egli puo’ inoltre nominare un suo rappresentante, dunque anche qui entra in gioco la figura del fiduciario, che puo’ fungere da interlocutore con i medici per realizzare le sue volonta’ ed evitare che ci sia accanimento terapeutico.





Testamento Biologico, il caso di Modena

30 05 2008

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Testamento biologico: esiste una norma del 2004 che consente di morire come si desidera e di rifiutare le cure. Il primo caso di applicazione è avvenuto a Modena, dove una donna, Vincenza Santoro Galani, 70 anni, è morta l’altro giorno secondo le sue volontà: il magistrato le ha infatti concesso il permesso il 9 maggio scorso, nominando il marito amministratore di sostegno che ha rispettato la volontà della coniuge: lei non voleva interventi che le avrebbero prolungato la sofferenza, compresa la respirazione artificiale.
CHI ERA – La donna, originaria di Foggia ma residente a Sassuolo, da tre mesi era ricoverata all’ospedale di Baggiovara – riferiscono alcuni quotidiani in edicola giovedì – nel reparto di neurologia, affetta da Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Una malattia che, lo si sapeva, non le dava scampo: lei ha comunicato a marito e ai figli l’intenzione di non essere sottoposta a tracheotomia qualora il suo stato fosse peggiorato. Una prospettiva che avrebbe consentito il collegamento al polmone artificiale, non certo la guarigione, e dunque solo un prolungamento delle sofferenze. Per questo aveva nominato il marito amministratore di sostegno, figura prevista da una norma del 2004 che consente di designare una persona in previsione delle proprie perdite di facoltà intellettive.
IL MARITO – Il coniuge ha così portato al giudice tutelare del tribunale di Modena, Guido Stanzani, la richiesta della donna, che è stata accolta, con l’indicazione ai medici di dare con la massima attenzione le cure palliative più efficaci per diminuire le sofferenze: dunque niente tracheotomia. Il quadro clinico è rapidamente peggiorato, ma la donna ha visto rispettate le proprie volontà. Un primo caso che potrebbe suonare come una speranza per i tanti Welby che ci sono in Italia: il testamento biologico c’è già, è una realtà. Fonte: Corriere

Se non sbaglio la legge sul testamento biologico che si voleva proporre nella scorsa legislatura non è mai stata votata ma come questo caso dimostra non serve una regolamentazione del genere per poter giungere agli stessi risultati, ci sono già norme con obiettivi simili. Personalmente aborro (alla mughini) la visione del centrodestra su questi temi, una visione retrograda e conservatrice. Nulla o quasi spesso mi ricollega alla mia parte politica su questi temi, c’è ben poco di liberale il più delle volte. Non capisco cosa ci sia di male a rispettare la volontà di un paziente (quando si è ancora lucidi per farlo), ad accettare che l’accanimento terapeutico spesso è totalmente illogico, che l’eutanasia non c’entra nulla con questi casi, che la realtà e la sensibilità popolare su questi temi è anni luce più avanti della politica.

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