Le ronde furono inventate dal Partito Comunista nel 1945 (e ancora ora la sinistra le usa)

20 07 2009

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Le ronde, le tanto odiate ronde. La sinistra non le può sopportare e continua a criticarle in Parlamento (e fuori) quotidianamente. Ma le ronde sono esterne al dna della sinistra?

Secondo uno storico no

Le ronde? Furono inventate dal Pci, a Modena, subito dopo la fine della guerra. Ad affermarlo e’ il pubblicista e ricercatore Roberto Gremmo in un articolo che verra’ pubblicato sulla rivista ‘Storia ribelle’. Gremmo, basandosi su documenti custoditi dall’Archivio di Stato nei fascicoli della ”Divisione affari generali riservati” della Pubblica sicurezza, riferisce che l’idea di ”istituire squadre civili con il compito di collaborare al mantenimento dell’ordine” venne al segretario della Camera confederale del lavoro di Modena, Galavotti, dopo un attentato, il 5 novembre 1945, alla sede locale del partito comunista. Ricevuta la proposta da Galavotti, ”il prefetto Zanetti – scrive Gremmo – chiese un parere al governo e il 20 novembre il capo della polizia gli risposte sostenendo che ‘l’opera volontaria dei componenti i pattuglioni di vigilanza’ sarebbe stata gradita”. ”Il prefetto – aggiunge – riteneva che le squadre dovessero venir composte da cittadini di tutti i partiti”.

E quindi si venne a scoprire che le ronde sono pure un’invenzione sinistra

D’altronde l’incoerenza su questo tema non è solo storica ma molto attuale. Infatti

Anche il centrosinistra ha un’anima «rondista». Prima an­cora dell’approvazione del ddl sul­la sicurezza voluto dal centrodestra e in particolare dalla Lega, diverse amministrazioni guidate dal Pd hanno dato il via libera alle squa­dre di volontari per la sicurezza, per il presidio del territorio o per il decoro urbano. Appunto le ronde.

Nel particolare

Il laboratorio delle «ronde dolci» di centrosinistra è l’Emilia Roma­gna. Qui una legge regionale voluta dal governatore Vasco Errani nel 2003 ha spianato la strada alle asso­ciazioni civiche che mandano i vo­lontari davanti alle scuole, nei par­chi, addirittura nei cimiteri. anche in Emilia Romagna c’è chi nel Pd ave­va intravisto nelle ronde un aiuto al­la sicurezza: Sergio Cofferati, quan­do era sindaco di Bologna, nello scorso febbraio aveva affermato che i cittadini «possono dare un contri­buto al presidio del territorio», pur­ché le iniziative non assumano «co­lore o valenza politica».

E anche nella Lombardia domi­nata dal verde della Lega e dall’az­zurro del Pdl, ci sono stati ammini­­stratori di spicco del Pd che hanno aperto più di uno spiraglio alle ron­de: Filippo Penati, prima di perde­re la presidenza della Provincia di Milano, aveva stanziato 250 mila euro a favore dei Comuni del terri­torio per finanziare le associazioni di volontari. Una mossa, quella di Penati, che è andata oltre a quanto stabilito il governo, secondo il qua­le le ronde non devono gravare sul­le casse pubbliche.

E ancora in Liguria c’è il caso Al­benga: il sindaco Antonello Tabbò, centrosinistra, aspettando di poter installare decine di telecamere per la videosorveglianza ha lanciato una sorta di «ronde istituzionali». Lui stesso, insieme agli assessori della sua giunta e ai consiglieri di maggioranza, è sceso in strada di notte accompagnando nei pattuglia­menti polizia municipale e forze del­l’ordine, anche se con una valenza simbolica più che reale: «Per far sen­tire ai vigili e alla cittadinanza che siamo loro vicini nella lotta per la si­curezza ».

In Veneto Achille Variati, sinda­co di Vicenza, ha annunciato l’istitu­zione di una scuola per volontari della sicurezza. Flavio Zanonato, confermato alle ultime amministra­tive alla guida di Padova, già in pas­sato ha schierato i «nonni-vigili» davanti alle scuole e nei parchi

Al Sud almeno due sindaci di centrosinistra si sono detti favore­voli alle ronde: Michele Emiliano (Bari) e Vincenzo De Luca (Saler­no)

Insomma le ronde la sinistra le ha sempre sostenute a livello locale ma poi in parlamento è furiosamente contro. E’ legittimo essere contrari ma ci si aspetterebbe che un pensiero piuttosto unitario a livello nazionale si prefigurasse uguale anche sul territorio. E la realtà dice altro. La solita coerenza sinistra





Penati (Pd) nuovamente condannato per la campagna elettorale con soldi pubblici. E lui risponde “Giustizia a orologeria”

12 06 2009

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Avevamo già parlato della prima condanna dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nei confronti di Filippo Penati, presidente della provincia di Milano (centrosinistra) che cercherà di confermarsi Presidente nel ballottaggio della prossima settimana contro Podestà.

Ebbene, non contento della prima condanna, arriva la seconda.

Segnala il Corriere della Sera (ediz. cartacea di oggi, pagina 3 di Corriere Milano, trafiletto a destra)

La Provincia è stata sanzionata per 120 mila euro dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. L’ordinanza, con data di ieri, fa riferimento a una precedente ordinanza non rispettata dalla Provincia e relativa in sintesi alla violazione della legge sulla Par Condicio che tra l’altro impedisce di far campagna elettorale con denato pubblico. Il 5 maggio l’Autorità ordinò alla Provincia di pubblicare sul proprio sito un messaggio in cui si spiegava di non aver rispettato la normativa relativa una campagna istituzionale durante il periodo delle Europee con spot televisivi, pubblicazioni e pubblicità su giornali. La sanzione riguarda appunto il mancato rispetto della pubblicazione dell’ordinanza on line.

Attaccano gli esponenti del Pdl

Il rispetto dei soldi dei contribuenti e’ la prima regola di ogni buon amministratore. Ma e’ proprio per la violazione sfacciata di questa regola che l’Autorita’ di Garanzia nelle Comunicazioni ha condannato il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, con una sentenza che ha pochi precedenti. Evidentemente l’ex ducetto rosso della Stalingrado d’Italia pensava di poter fare i propri comodi, facendosi pubblicita’ sulle tv e sui giornali con i soldi dei cittadini, in violazione della par condicio che la sinistra invoca sempre ma non rispetta mai

e ancora

Penati si e’ preso gioco dei cittadini milanesi. Avevamo gia’ segnalato al garante Calabro’ la sua violazione delle norme della comunicazione politica, ora e’ stato condannato. Il garante ci aveva dato ragione e aveva stabilito che Penati avrebbe dovuto pubblicare sul sito la verita’. Il presidente non solo si e’ rifiutato di farlo, ma ci ha anche sbeffeggiati

Ricordiamo che Penati nei giorni scorsi

aveva sostenuto che fossero false le accuse lanciate da Guido Podestà, che avrebbe querelato il candidato Pdl e Lega alla Provincia di Milano, ma arriva un’ulteriore conferma che Podestà non dice il falso.

Il commento di Penati è sprezzante

Il Giudizio dell’Agcom è «sbagliato nel merito e nel metodo»: È un espediente a orologeria per gettare discredito, risulta assunto su presupposti di fatto e giuridici errati

Ma sembra non essere finita qui

fa il suo corso anche l’esposto presentato dal Pdl alla Corte dei Conti, «sono 640mila gli euro usati da Penati per questa sua campagna pubblicitaria» aggiunge Dapei. I Comunisti italiani si rivolgono al Garante perché Penati ha utilizzato il «sito internet» per pubblicare messaggi elettorali e il Pdl mette nel mirino l’ufficio stampa della Provincia, «sei milioni di euro all’anno a bilancio per la comunicazione e tutto lo staff guidato da Franco Maggi, portavoce del presidente, impegnato pancia a terra nella campagna elettorale»

Insomma doppia condanna di Penati per numerose violazioni e uso di soldi pubblici per la sua campagna elettorale. Ma la multa chi la pagherà? Lui o noi contribuenti della provincia?





Penati (Pd) paga la sua propaganda con i soldi della provincia e viola la par condicio

29 05 2009

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Filippo Penati (Pd) presidente della provincia di Milano e candidato per la riconferma alle prossime provinciali ha violato la par condicio ed è stato redarguito dall”Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per aver usato i soldi della Provincia per la sua propaganda elettorale.

Penati ha violato la par condicio

Lo dice l’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che in risposta a un esposto di Bruno Dapei (Pdl) ha sancito che Palazzo Isimbardi non avrebbe dovuto far propaganda istituzionale in periodo elettorale. Sotto accusa alcune inserzioni pubblicitarie commissionate dalla Provincia. Il Garante ha stabilito che il sito della Provincia dovrà ora ospitare un messaggio che evidenzi le violazioni commesse.

In particolare

Spot televisivi, pubblicità a pagamento sui quotidiani e il “giornalino” patinato di Palazzo Isimbardi allegato a 450.000 copie del Corriere della Sera con 15 foto del Presidente/candidato.

La vicenda nasce da

da un esposto. Lo ha presentato al Corecom il 16 aprile il capogruppo del Pdl alla provincia, Bruno Dapei. Il consigliere cita la legge del 2000: vieta alle pubbliche amministrazioni ogni “attività di comunicazione” in prossimità del voto, a eccezione di quella “impersonale e indispensabile per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”. “Regola scattata il 3 aprile 2009, giorno della convocazione dei comizi elettorali per le europee” spiega Dapei. “Mentre Penati ha continuato a fare propaganda per sé, mascherandola da necessità istituzionale. Tutto con i soldi della Provincia di Milano. E non con i suoi, come era doveroso”.

Le infrazioni sarebbero 3

Le infrazioni riguarderebbero tre iniziative: un periodico, alcuni spot e una campagna pubblicitaria. La prima è La provincia in casa, trimestrale patinato che, storicamente, esalta le gesta della giunta di turno. Il numero di aprile strilla in copertina: “Le cose fatte dal 2004 al 2009″. Apre una lunga intervista a Penati, si prosegue con la posta del presidente, a seguire dettagliati resoconti degli assessori sugli obiettivi raggiunti. Per questo giornale l’amministrazione non ha lesinato: 23.880 euro per la grafica, 95.940 euro per stampare 250 mila copie in più dell’usuale, 59.362 euro per allegarlo ai settimanali, 75.730 per le varie ed eventuali. Totale: 254.912 euro. Tutte le delibere di spesa sono state approvate il 30 marzo. Il trimestrale è uscito il 15 aprile, “cioè 12 giorni dopo il silenzio elettorale. In palese contrasto con la legge sulla par condicio” accusa Dapei.
Il garante si è occupato anche dell’acquisto di pubblicità e trasmissioni andate in onda nelle tv locali tra fine gennaio e aprile inoltrato, per cui sono stati usati 121.968 euro.

In totale

negli ultimi tempi la Provincia di Milano, per propagandare il bene profuso durante il mandato, ha speso circa 608 mila euro (con i soldi dei cittadini)

Ovviamente Penati non si è ancora degnato di rispettare l’ordine dell’Autorità

Sono passati venti giorni da quando l’Autorità garante per le Comunicazioni ha sanzionato la Provincia di Milano per una campagna istituzionale oltre i tempi previsti fatta di annunci e di spot pagati con i soldi dei milanesi. La sanzione? Pubblicare sul sito web della Provincia la sentenza. Online però non c’è traccia. Filippo Penati e i suoi dirigenti spiegano di «avere a disposizione 60 giorni di tempo per presentare ricorso» e, quindi, «chiedere la sospensiva del provvedimento». E, allora, Bruno Dapei a nome e per conto del Pdl invita il Garante e il Comitato regionale per i servizi radiotelevisivi a intervenire. «Appare evidente che l’interpretazione della Provincia ha una chiara funzione elusiva dell’ordinanza» e, poi, «spostare il termine di esecuzione a un periodo successivo alla conclusione della campagna elettorale significa, di fatto, far perdere la “funzione compensativa” voluta dal legislatore». Intanto, si attende anche il giudizio della Corte dei conti sul danno erariale commesso da Penati.

Insomma Penati non solo ha speso più di mezzo milione di euro dei contribuenti (io compreso visto che sono di Milano) per propaganda elettorale ma lo ha fatto anche violando la par condicio. Complimenti!





La strategia dei piddini (furbi): non mostrarsi del Pd

18 05 2009

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Io sono di Milano e quindi vi porto a testimonianza l’anomala campagna elettorale dell’attuale presidente della provincia del capoluogo Filippo Penati. Per la sua ricandidatura ha scelto una strategia strana ma in parte giusta. Nei cartelloni elettorali e nelle pubblicità nelle tv locali Penati si fa accompagnare esclusivamente dal simbolo della lista a lui collegata. Nelle scorse settimane la città è stata tappezzata da questo simbolo giallo/bianco mentre quello del Pd non si è mai visto nelle pubblicità per Penati. Il presidente della Provincia è uomo furbo e ottimo politico di razza: ex sindaco semicomunista della Stalingrado d’Italia (Sesto San Giovanni) vinse abbastanza con fortuna le precedenti provinciali dove la Lega non si presentò con il centrodestra al primo turno e riuscì al ballottaggio a battere Ombretta Colli, in condizioni di astensionismo altissimo. In questi anni la sua presidenza è stata piuttosto scarsa in termini di risultati, bloccata dai veti della sinistra comunista e verde (che non lo sostengono più). Ma il Penati è riuscito a essere praticamente ogni giorno sui giornali con le sue dichiarazioni spesso ad effetto. Incredibilmente negli anni è diventato l’uomo più a destra del Pd, diventando quasi leghista, fautore della linea dura sulla sicurezza e prendendosi il record di primo lodatore dell’emendamento pro ronde nel ddl sicurezza (di cui avevamo già parlato).

Ora in una competizione difficile ma non impossibile continua in questa sua strategia camaleontica, non mostrandosi di sinistra e non legando il suo nome al Pd ma piuttosto contando sulla sua popolarità. Forse lo han consigliato bene, con un Pd in stato comatoso e in perenne conflitto interno cercare di non mostrarsi del Pd potrebbe essere utile. Il partito lo lascia fare, conscio del proprio scarso appeal, e ha preparato pochissimi cartelloni di sostegno a Penati.E potrebbe anche avere successo questa strategia. Il centrodestra conta su un candidato poco conosciuto (Podestà) ma si presenta unito al primo turno. Potrebbe vincere la coalizione Pdl-Lega al primo turno ma in caso di ballottaggio Penati avrebbe ampie possibilità di vittoria contando sull’astensionismo, su una provincia tendenzialmente rossa e sul fatto che la Lega per boicottare il referendum potrebbe dire ai suoi di non andare alle urne.





Penati, pres. provincia di Milano (PD): “Sì alle ronde, metto subito a disposizione i fondi”

20 02 2009

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Annuncia il presidente della Provincia di Milano, Penati (PD)

La Provincia di Milano metterà fondi per 250mila euro a disposizione dei sindaci per finanziare progetti per la sicurezza: “Siamo pronti a utilizzare le possibilità offerte del decreto legge sulla sicurezza“, ha detto il presidente della provincia di Milano Filippo Penati dopo l’approvazione da parte del consiglio dei ministri del decreto legge sulla sicurezza che contiene le norme anti-stupro.

“Già la settimana prossima – aggiunge Penati – la giunta provinciale approverà lo stanziamento di questa cifra per l’apertura di un bando rivolto ai Comuni che vorranno utilizzare associazioni di polizia e carabinieri in congedo, così come previsto dal decreto, per progetti di sicurezza sul territorio come il presidio dei parchi e delle zone a rischio”.

“L’utilizzo del personale in congedo di polizia e carabinieri – continua Penati – preziose risorse disponibili, garantisce che le attività di presidio sul territorio siano svolte in modo equilibrato, consapevole e professionale”. I fondi potranno coprire fino al 30% del costo dei progetti.

Finalmente qualcuno della sinistra intelligente. Immagino già i mal di pancia da parte della sinistra più buonista e lassista, quella che mette sul piedistallo i diritti dei criminali e se ne frega delle paure e dei danni subiti dalle vittime.

Per l’ennesima volta si è fatto un polverone incredibilmente stupido su una buona norma, soprattutto nell’ultima forma, che c’è in tantissimi paesi del mondo, a partire dal civilissimo Giappone.

Inoltre vorrei ricordare che in molte città d’Italia agiscono i City Angels che fanno controlli anti-crimine e solidarietà per le città e sono lodatissimi dalla gente e dalle amministrazioni

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Penati e la giusta analisi della sconfitta del PD

7 05 2008

Segnalo alcune dichiarazioni del presidente della provincia di Milano, Penati (PD), politico che stimo e con cui spesso sono d’accordo su alcuni temi.

Decisivo, nell’analisi di Penati, il tema sicurezza, sul quale, “nel complesso non siamo credibili: qual è stato il nostro contributo? Prendiamo il pacchetto sicurezza. Prima doveva essere fatto con decreto, poi si decide che viene fatto con un ddl; poi succedono i fatti di Roma, con l’omicidio della donna, e viene riproposto il pacchetto, e vengono inserite, per accontentare tutte le componenti della maggioranza, la norme contro l’omofobia, ma il presidente della Repubblica non lo firma perché non ha i requisiti d’urgenza; viene ripresentato ma non si riesce a trovare la maggioranza per convertirlo in legge…”. Insomma, “non si tratta di riproporre le ricette della destra, ma evitiamo perlomeno di fare sciocchezze”.

Sul versante europeo, Penati fa notare che anche se “non deve essere messa in dubbio la scelta europeista, va fatta un’analisi critica su come stare in Europa con la schiena dritta. In Europa – osserva – che non è un convento di verginelle ma un coacervo anche di interessi nazionali, bisogna che ci sia qualcuno del centrosinistra pronto a difenderli”. In altre parole, secondo Penati, “non bisogna fare dell’idea europeista un feticcio altrimenti offriamo alla Lega territori che qui al nord sono sconfinati”. Basta quindi ad porsi come quelli “che difendono l’Europa comunque e sempre. Anche quando l’Europa per la nostra gente è la burocrazia che fissa le dimensioni della zucchina e l’apertura delle frontiere che ci porta diecimila rom romeni nell’area metropolitana milanese.

Penati osserva inoltre che occorre “una riflessione programmatica nel partito. Prendiamoci tutto il tempo necessario, evitando di partire ancora una volta con uno scontro sulla leadership”. Ma non proponendo un pd del nord: “E’ sbagliato. Perché c’è una novità: due anni fa perdemmo le elezioni al nord e le vincemmo al sud, ora le abbiamo perse anche al sud. Quindi, secondo Penati, non c’è più una questione settentrionale. C’è bisogno che si attuino fino in fondo con larga autonomia quegli aspetti di federalismo che sono nello statuto del Partito democratico”.

Ha anche aggiunto che l’operato del governo Prodi e non soltanto della sua maggioranza è stato obiettivamente scadente. Insomma finalmente un’analisi che non autoassolve la politica del pd, trincerandosi dietro al modesto 33%, risultato dell’inghiottimento della sinistra arcobaleno (che dubito si riproporrà)

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Prodi spudorato sui suoi meriti per l’Expo

1 04 2008

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milano.jpgAncora grande soddisfazione per il risultato di ieri. Ma nella serata di felicità nazionale, il caro Prodino ha tentato scandalosamente di attribuirsi il merito della vittoria meneghina. Già ieri abbiamo dimostrato come la stampa internazionale abbia dato il merito a Letizia Moratti, capace di mettere a sostegno della candidatura tutti.

In ogni caso è veramente incredibile che Prodi si permetta di dire che lui ha aiutato Milano a vincere. Prima di tutto nel capoluogo lombardo non si è mai visto e poi il lavoro del governo non è stato sicuramente eccelso, tanto è vero che nei mesi passati c’erano state critiche sul sostegno alla candidatura. E poi diciamocela tutto, l’unico del governo che si è impegnato è stato Bobo Craxi e già il nome evoca il fatto che non avessero messo nessuno di importante a gestire i rapporti diplomatici. Del PD nessuno è stato utile, l’unico che si può ringraziare è stato Penati, il presidente della provincia. Ma è stato il lavoro di comune soprattutto e regione in seconda battuta a regalare a Milano e all’Italia questo grande evento.

Alla faccia di chi un secondo dopo la proclamazione si vantava di essere il fautore della vittoria, bravo Berlusconi a zittirlo