Il Guardian si augurava una nuova scossa di terremoto per accelerare la caduta di Berlusconi

11 07 2009

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I giornali italiani (soprattutto Repubblica) quotidianamente ci ammorbano con resoconti di articoli della stampa estera che il più delle volte tra l’altro non sono che una riproposizione di qualche idiozia proveniente da Repubblica stessa, L’Unità ecc.

Ovviamente quasi nessuno (e nemmeno i blog che traducono gli articoli della stampa estera) ha segnalato questo articolo del The Guardian del 9 luglio

Nell’articolo leggiamo questa frase

But if you’re in a hurry to see the back of him (=Berlusconi), the best thing to hope for is another earthquake during the summit in L’Aquila, where there was an encouraging little earth tremor only yesterday morning.

Se sapete un po’ di inglese avrete capito benissimo cosa il giornalista di questo glorioso (si fa per dire) giornale inglese si augurava. Un bel terremoto (vero, non le scosse di D’Alema) per favorire la caduta di Berlusconi

L’unico giornale che l’ha segnalato è Libero

Il guardian s’è risentito. Berlusconi e Frattini l’hanno chiamato piccolo giornale, dopo la polemica degli scorsi giorni. E la risposta dei giornalisti inglesi non si è fatta attendere. E’ stata affidata ad Alexander Chancelor, il quale non si spiega perché il nostro primo ministro se la sia tanto presa dopo aver letto che “l’Italia non merita di stare tra i grandi, e potrebbe presto essere defenestata per lasciare spazio alla Spagna”. Per avvalorare la sua filippica in difesa del Guardian, Chancelor ricorda tutti i guai di Silvio, e dice che, prima o poi, cadrà. Finemente, poi chiosa: “But if you’re in a hurry to see the back of him, the best thing to hope for is another earthquake during the summit in L’Aquila, where there was an encouraging little earth tremor only yesterday morning”. Cioé: volete vedere accelerati i tempi della scivolata? La cosa migliore da augurarsi è un’altra scossa di terremoto durante il G8. Ce n’è stata una incoraggiante l’altra mattina. Perdonerà, Chancelor, se tocchiamo ferro. A chi in questi mesi ha soffiato sul fuoco degli stranieri, per incattivirli fino a questo punto verso il nostro Paese, chiediamo: soddisfatti, ora che arrivano a tanto? Contenti di sentire gli inglesi che ci fanno tanti auguri?

Gente veramente da due soldi. E qualche italiano e inglese si sarà anche compiaciuto della pessima freddura di questo indecente giornalista e del quotidiano che l’ha pubblicata. Ci si chiede cosa si penserebbe veramente della stampa estera (invece di darle quel tono di autorevolezza che spesso non ha) se i quotidiani italiani avessero pubblicato in prima pagina (come meritava per il messaggio aberrante) questo schifo di articolo.

Che vergogna!





Il Pd e le sue folli richieste per L’Aquila: vogliono i contributi per abruzzesi residenti all’estero

19 06 2009

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Oltre alle manifestazioni semiflop (poche centinaia di manifestanti) fatte solo per propaganda politica (in vista delle prossime amministrative) e ai risultati catastrofici per la sinistra in zona (con il Pdl in crescita tra il 10% e 18%) il Pd riesce persino a fare queste incredibili proposte

L’on. Franco Narducci (PD) ha presentato alla Camera un ordine del giorno nel quale impegna il Governo ”a valutare la possibilita’ di estendere ai cittadini abruzzesi residenti all’estero e iscritti all’AIRE la concessione di contributi per la ricostruzione della prima casa attribuita ai cittadini italiani residenti nei comuni delle zone terremotate d’Abruzzo”. Tale ordine del giorno si e’ reso necessario dopo la bocciatura, da parte della maggioranza di governo, dell’emendamento, sempre dell’on.Narducci, che estendeva anche agli abruzzesi all’estero la concessione di contributi per la ricostruzione della propria abitazione.

Ok l’aiuto alle popolazioni colpite ma arrivare a pretendere che lo Stato paghi seconde, terze case e ora persino le case dei residenti all’estero è assistenzialismo puro come se queste case fossero la reale emergenza.





Se a L’Aquila il Pdl prende il 55% (+18% rispetto alle politiche) qualcosa vorrà dire…

13 06 2009

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Scrive un lettore del Corriere della Sera in una lettera al giornale (ieri pagina 51)

Un dato, secondo me poco evidenziato, emerso dalle elezioni europee è il risultato di due città: a Napoli il Pdl ha superato il 43% e L’Aquila il 52%. Non concordo sulla valenza nazionale attribuita alle elezioni europee, ma se questi esiti rappresentassero un giudizio sull’operato del governo se ne deduce la sua ampia promozione per la gestione del problema rifiuti e dell’emergenza terremoto da parte dei diretti interessati.

In effetti i dati de L’Aquila e della provincia sono indicativi di un forte sostegno al Pdl (confermato tra l’altro in tutta la regioni e anche nelle amministrative dove tutte le province e i comuni capoluogo della regione sono passati dal centrosinistra al centrodestra)

Nel particolare ecco i risultati de L’Aquila Provincia e Comune (con confronto con le politiche 2008)

L’Aquila (Provincia)
Pdl 52.7 (+10.1)
Pd 22.2 + Radicali 1.8= 24 (-8.7)
Idv 10.1 (+4.8)
Udc 4.4 (-0.5)
Lista Comunista 2.9

L’Aquila (Comune)
Pdl 54.75 (+18.75)
Pd 19.6 + Radicali 1.9= 21.5 (-13.9)
Idv 11.4 (+5.1)
Udc 2.6 (-1.8)
Lista Comunista 3.1

Insomma i risultati sono chiari (seppur con alta astensione) e ribaltano totalmente le voci di forte malcontento della popolazione aquilana nei confronti del governo, rilanciata da giornali e blog di sinistra. Un aumento tale del Pdl (e un crollo assoluto del Pd, che tra l’altro governa la città) qualcosa vorrà dire…
Anche a Napoli la percentuale rimane molto alta, nettamente più alta della media nazionale.
Segni evidenti che le emergenze sono state affrontate bene, buon lavoro certificato dal favore degli elettori…





“Ma la Robin Tax non era sbagliata?”

19 05 2009

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Nei giorni scorsi, nel silenzio della stampa (per ragioni abbastanza chiare), è stato approvato un emendamento, con voto bipartisan, che ripristina i contributi all’editoria e quindi salva decine di giornali di partito che rischiavano il taglio dei finanziamenti pubblici.

Il primo firmatario è Vincenzo Vita del Pd.

Oggi Tremonti fa ironia sul fatto che questi contributi saranno finanziati con un’addizionale della Robin Tax

‘Sulla cosiddetta Robin tax mettiamola cosi’: tra gli emendamenti presentati dall’opposizione per il terremoto c’e’ anche l’aumento della Robin tax: ma non era sbagliata? Ora la vogliono aumentare?”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, avvicinato dai giornalisti a margine della presentazione del libro di Marta Dassu’ ”Speranze e paure: le emozioni nella geopolitica globale”.
Sempre su questo argomento il ministro ha ricordato che anche tra gli emendamenti fatti ad integrazione dei fondi sull’editoria figura una addizionale votata dall’opposizione sulla Robin tax: ”ma se e’ sbagliata vuoi metterci addirittura la addizionale?’

In effetti il ministro non ha tutti i torti. Il Pd ha criticato in ogni modo questa Robin Tax ma poi per qualsiasi argomento cerca di fare aumentare l’addizionale. Non che il Pd sia incoerente da oggi, ma ogni occasione è buona per confermarlo.

Tra parentesi ritengo vergognoso questo ennesimo salvataggio dei giornalacci di partito. Il solo pensiero che contribuirò con le tasse a salvare L’Unità, Il Manifesto, Europa ecc mi fa leggermente (ma proprio leggermente) arrabbiare.





Prodi si presentò nelle zone del terremoto umbro 2 MESI dopo il sisma

13 04 2009

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Molte polemiche ci sono state circa la presenza del governo nelle zone terremotate in questi giorni. Oggettivamente denotano la presenza dello Stato e anche Franceschini ha avuto modo di dire che bene aveva fatto Berlusconi ad arrivare quasi immediatamente sul posto.
A tal proposito ho fatto una ricerca e ho scoperto che dopo il terremoto umbro-marchigiano del 1997 Prodi fece visita ai terremotati ben 2 mesi dopo l’accaduto.

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Al Corriere riciclano foto di altri terremoti, vergogna

6 04 2009

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Incredibile l’incapacità di certi impiegati di alcuni giornali. Guardate cosa han combinato nel pomeriggio quelli del sito del Corriere della Sera.

Un terribile e indecente riciclo di immagini di altri terremoti (Cina e Turchia)

e qui un altro esempio