Brunetta propone l’equiparazione uomo-donna sulle pensioni e la sinistra subito sulle barricate (peccato che nel PD ci siano molti favorevoli)

13 12 2008

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Ottima proposta oggi del super attivo ministro Brunetta

La corte di giustizia ci chiede di non fare discriminazioni tra uomini e donne e di innalzare l’eta’ pensionabile delle donne, che oggi invece di avere un vantaggio ne hanno uno svantaggio, perche’ hanno progressioni di carriera e livelli di pensione piu’ bassi, in quanto costrette ad andare in pensione prima

quindi il ministro vuole ottenere, almeno per quanto riguarda la pubblica amministrazione, l’equiparazione dell’età di pensionamento tra uomini e donne. E spiega come e perchè

Basta con l’ottica di compensazione, di discriminazione, con l’ottica paternalista per cui le donne sarebbero privilegiate perchè penalizzate nella fase di maternità. Perseguirò l’obiettivo di perequazione, ovviamente verso l’alto, tra maschi e femmine per quanto riguarda il pensionamento. Questo per fare giustizia e per perseguire quegli obiettivi di innalzamento del tasso di occupazione, grande gap del nostro Paese rispetto agli altri

Il tutto all’interno di una riforma del welfare complessiva

Abbiamo bisogno di innalzare l’eta’ di pensionamento e dobbiamo farlo in maniera flessibile, volontaria e in modo che ci sia equilibrio sul lungo periodo. Non si deve rimettere mano in maniera pesante alla riforma pensionistica, che dalla Dini in poi ha turbato spesso il sonno degli italiani. Dobbiamo contemperare due esigenze: ricalibrare l’equilibrio del welfare pensionistico intergenerazionale del Paese, ma senza turbare le aspettative pensionistiche degli italiani.

Ovviamente subito i sindacati si oppongono convintamente

Netto il no della Cgil. “Il governo non ci provi nemmeno a mettere mano”, ha commentato il segretario confederale della Cgil Funzione Pubblica, Carlo Podda. “Le donne  vanno in pensione con il massimo dell’età e con il nostro sistema si va sulla base dei contributi, sono altre le sperequazioni che riguardano le donne, e comunque parliamo di sperequazioni subite, non certo di privilegi”. “Ci manca solo che si obblighino le donne ad andare in pensione più tardi: dire che la misura serve per risolvere la sperequazione è una provocazione intollerabile

Solito intervento fuori dal mondo e ideologico della Pravda L’Unità

Fannulloni anche da “vecchi”. L’ossessione del ministro Brunetta per gli scansafatiche questa volta prende di mira chi avrebbe diritto ad andare in pensione. Soprattutto le donne. Quelle che magari è una vita che fanno tre lavori – i figli, la casa, i genitori anziani – e che andando in pensione qualche anno prima diventano un sostituto eccellente di quel welfare che non c’è. Ma per Brunetta chi non timbra il cartellino tutti i giorni, chi non ha la vita scandita dal ruotare di un tornello, va punito senza scrupoli.

Peccato che nel PD la radicale Bonino avesse proposto la stessa cosa più di un anno fa

Il ministro del Commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino, ritiene “indispensabile” parificare l’età della pensione tra uomo e donna. E’ contraria a “discriminazioni normative” tra uomini e donne sul tema dell’età pensionabile. “Credo che anche per il trend demografico che abbiamo non è proprio pensabile andare in pensione a 58 anni non è pensabile neanche una discriminazione normativa donne-uomini: fa sorridere, se non di peggio“.

e altri membri del PD avessero mandato una lettera a Sacconi proprio sullo stesso tema

Nella lettera inviata al ministro per il Welfare, Maurizio Sacconi, e firmata da parlamentari del Pd e dei Radicali (Emma Bonino, Pietro Ichino, Linda Lanzillotta, Donatella Poretti, Nicola Rossi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Maria Leddi Maiola, Francesca Maria Marinaro, Elisabetta Zamparutti) ma anche da economiste come Fiorella Kostoris Padoa Schioppa e Stefania Sidoli si dice testualmente che esiste la possibilità di una prima rivoluzione a costo zero per lo Stato: l`equiparazione dell`età pensionabile. La questione non può più essere elusa – rimarcano gli estensori dell`appello – considerati i venti di crisi e una probabile salatissima multa ai danni dell`Italia conseguente alla procedura d`infrazione della Corte europea per discriminazione retributiva: in un sistema totalmente contributivo in cui tanti più anni di versamento dei contributi si hanno, quanto più aumenta l`importo della pensione di vecchiaia, stabilire per legge che una donna debba avere meno anni di contributi di un uomo, è a tutti gli effetti una discriminazione retributiva. Per altro verso, una maggiore flessibilità per tutti nella scelta del momento del pensionamento sarebbe pienamente compatibile con la logica del regime pensionistico contributivo

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I presagi di Massimo D’Alema

13 12 2008

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