Di Pietro voleva fare un film sulla sua vita, prodotto da Cecchi Gori e con De Niro protagonista

27 01 2009

IL FAZIOSO LIBERALE SI TRASFERISCE

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Nella trama dei processi per bancarotta e fallimento a carico di Vittorio Cecchi Gori salta fuori – non indagato – anche Antonio Di Pietro. Agli atti l’ex pm ci finisce a causa di un uomo che rappresenta il legame tra lui e il produttore cinematografico: Sergio Scicchitano. L’avvocato di fiducia del leader Idv, promosso nel Cda dell’Anas quando Tonino era titolare delle Infrastrutture, era diventato, nel 2006, anche legale dell’ex patron della Fiorentina. E a dar retta agli inquirenti dell’inchiesta sul fallimento FinMavi, proprio Scicchitano si preoccupava di rafforzare l’amicizia tra i due suoi clienti, peraltro «già esistente», a sentire l’entourage di Cecchi Gori.

L’informativa della finanza segnala una cena a casa dell’imprenditore fiorentino.
Mara Meis, ex fiamma di Cecchi Gori, spiega di cosa si parlò

Un’informativa della guardia di finanza si sofferma su una cena a casa di Vittorio Cecchi Gori con l’allora ministro Antonio Di Pietro, l’avvocato Scicchitano, difensore di entrambi…
«La cena… ».

Se la ricorda?
«Sì. Eravamo a casa, a Palazzo Borghese a Roma. Ricordo che venne Antonio Di Pietro, l’avvocato Scicchitano, e poi c’era una donna con Di Pietro della quale non faccio il nome per una questione di privacy. Una signora gradevole, che Antonio ci presentò come sua amica, che non faceva parte né del mondo politico né di quello dello spettacolo. Di certo non era Ela Weber, di cui ho letto della storia che c’era tra loro su certi giornali scandalistici».

Perché la finanza avrebbe prestato tanta attenzione a questo incontro?
«Non chiedetelo a me. Era più una cena tra amici che un incontro istituzionale. Per parlare di cinema, visto che Vittorio è uno che in queste occasioni parla sempre lui, tanto che si è discusso non di cose pesanti ma piuttosto di arte, cose di cui si parla a cena per non pensare ai drammi della vita. Peraltro essendo stato Vittorio senatore, oltre a fare cinema, aveva molte conoscenze politiche, e Di Pietro era fra queste. Ora sì che mi viene in mente una chicca… ».

Dica.
«Proprio quella sera Di Pietro ha parlato del fatto che aveva desiderio di fare un film sulla sua vita. E voleva che qualcuno lo scrivesse bene, perché – spiegava – “deve comunque cogliere tutte quelle che sono state le varie fasi della mia vita”. Quindi per essere scritte e messe su una sceneggiatura voleva avere un nome di un professionista. Era anche disposto a fornire lui le notizie, e chiese a Vittorio se conosceva qualche sceneggiatore che potesse aiutarlo. Aveva questo desiderio, a cena ne parlò: “Per fare un film sulla mia vita – disse – vorrei trovare la persona giusta che sappia scrivere i fatti, e magari ci parlo prima pure un attimo”… ».

Non saltò fuori qualche idea sull’attore a cui affidare il ruolo del fustigatore di Mani pulite?
«Sì, certo, se ne discusse. Ma non si presero decisioni all’istante, e a pensarci bene non è che ci fossero tantissimi attori adatti al personaggio. Diciamo che il discorso era orientato sullo stile Robert De Niro, magari proprio uno straniero. Comunque era solo un primo approccio, voleva capire da un grande del cinema, come Vittorio, se era una cosa fattibile».

E Cecchi Gori era interessato?
«Come no. Disse: “Hai ragione Tonino, un film sulla tua vita deve essere un grande film… ”».

Altri particolari dall’informativa

Dall’ascolto delle telefonate di Vittorio, gli inquirenti si imbattono in Tonino. «(Cecchi Gori) … attraverso l’avvocato Scicchitano entrava in contatto con Antonio Di Pietro che, a dire di Tommaso (…) gli avrebbe prospettato l’ipotesi di presentarsi alle prossime elezioni per il suo partito». A dire di Pino Lattari, poi «Cecchi Gori avrebbe destinato i locali della galleria Borghese come sede della Fondazione Mani Pulite che Di Pietro vorrebbe realizzare. Poi c’è la cena. Che i finanzieri citano soprattutto per dimostrare il ruolo di Scicchitano. «Significativa la telefonata tra Scicchitano e Cecchi Gori del 5.12.2006, in cui il legale lo informava che il ministro voleva andare a cena a casa sua per fargli conoscere una persona e aggiungeva che bisognava fare bella figura». L’indomani la finanza annota: «In una successiva chiamata Scicchitano gli chiedeva le impressioni sulla persona presentata dal ministro. Cecchi Gori rispondeva che era rimasto molto soddisfatto, era un uomo molto amabile e intelligente».

Un film su Di Pietro sarebbe stato sicuramente interessante ma pochi sono veramente in grado di rappresentare al meglio, soprattutto nella parlata sconclusionata e sgrammatica, il mitico trebbiatore.

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